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Cultura e identità

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TERRITORI E CULTURA 

Villa Fedora. Baveno, 28 novembre 2015

Report del gruppo di studio   “Cultura e identità”

 

Identità come progetto

  • Identità: termine dall’etimo ambivalente (idem): da un lato il medesimo, lo stesso (A = A à ogni ente è uguale, identico a se stesso), dall’altro “identico a …“ (ma anche “simile a …) e pertanto (più o meno implicitamente) “diverso / dissimile da …
  • Identità individuale: l’unicità dell’individuo, della singola persona, la sua riconoscibilità ed identificazione (es. la Carta di identità). Ogni individuo è unico, certo; ma forse non è poi così vero che è “uguale a se stesso”, non solo per la variabile del tempo che passa (le identità plurime che si innestano su uno stesso soggetto). Non solo, ma ogni individuo si costruisce la propria identità in relazione a un gruppo (o a più gruppi).
  • L’ identità collettiva (socio culturale / antropologica) si fonda nella relazione dell’individuo con la collettività di riferimento: nel riconoscersi ed identificarsi con il gruppo (familiare, sociale, locale, nazionale ecc.) di cui si condividono, assimilano ed imitano caratteristiche, comportamenti ed idealità.
  • Identità individuale e identità collettiva si rimandano l’una con l’altra. La prima è un processo, la seconda una molteplicità di relazioni. L’individuo non è un’isola (si relaziona e cambia), la cultura (l’identità culturale) non è una “cosa” definita e definibile una volta per tutte.

Processo di formazione sociale dell’identità: è stato modellizzato da Henri Tajfel con la sua Teoria dell’Identità Sociale (Social Identity Theory o, in forma breve, SIT) come un processo tendente a scindere nettamente il gruppo sociale di appartenenza (ingroup) dagli altri gruppi (outgroups) suddivisibile in tre fasi:

  • Categorizzazione: massimizzazione delle uguaglianze interne e delle differenze esterne;
  • Identificazione: costruzione della propria identità come appartenenza al gruppo;

Confronto sociale: valorizzazione del proprio gruppo e corrispettiva devalorizzazione dei gruppi esterni


Sviluppo del pensiero socio antropologico: si è passati da

  • una concezione statica di identità, e analogamente di cultura, (una identità “culturale” è un sistema definibile e stabile, ben distinto da ogni altro),
  • ad una concezione processuale dove le identità (individuali e collettive) sono sottoposte alle dinamiche relazionali e trasformative del complesso sociale (le identità si formano, consolidano, trasformano, escono di scena dando spazio/vita a nuove identità ).
  • arrivando infine, con particolar riferimento all’attuale società globalizzata e complessa, a identità plurime che convivono e si intersecano sia a livello individuale che collettivo.

 

Specchio

 

  • Al di qua e al di là dello specchio: l’identità si forma e consolida attraverso un duplice processo di riconoscimento: interno ed esterno, auto-riconoscimento ed etero-riconoscimento (come mi vedo, come “noi” ci vediamo e dall’altro lato come “gli altri” mi e ci vedono).

Una identità solida / forte presenta elevata congruenza fra auto riconoscimento ed etero riconoscimento. Viceversa la dissonanza fra i due lati dello specchio (a trasparenza unidirezionale) è indice di una identità fragile o comunque ancora non pienamente formata.

  • Dall’alto e dal basso: Vi sono identità ascritte, attribuite da una autorità, ed identità assunte (per iniziativa dei soggetti) o tendenzialmente tali (identità desiderate). Il riconoscimento (esterno) può inoltre venire dall’alto (verticale) o lateralmente, dai contesti limitrofi (orizzontale).

Identità nazionale: rappresenta l’esempio primo di identità ascritta e di riconoscimento verticale. Lo stato moderno ha sostituito il “cuius regio, eius religio” (1555: Pace di Augusta) con il laico “cuius regio, eius natio”. Il criterio religioso di identità (ascritta) ha lasciato il passo a quello di nazionalità.

Identità territoriale: con la globalizzazione e la progressiva perdita di forza degli Stati nazionali il ruolo delle identità locali, territoriali può sopperire alla più generale crisi di identità (le attuali identità incerte e fluttuanti).

Identità locali, territoriali non certo come riscoperta (fittizia) di “radici” e originarie purezze destinate a sfociare in messe in scena folkloriche prive di spessore.


  • Identità territoriale assunta: da concepire come un processo culturale di ricostruzione
    • della propria storia (il territorio non come natura attribuita e determinante, ma come natura coltivata, antropizzata),
    • delle proprie reti e relazioni, in grado non solo di riconoscersi collettivamente ma anche capace di garantirsi un etero-riconoscimento orizzontale in reti corte, medie e lunghe. Riconoscimento orizzontale che oggi passa anche (e sempre più) attraverso il digitale,
    • di un proprio possibile futuro in grado di valorizzare territorio, cultura, capitale umano (le competenze) e sociale (le relazioni significative).
  • Narrazione: i mediatori, i segni distintivi dell’identità sociale originariamente passavano attraverso la corporeità (tatuaggi, ornamenti, vestiti, prossemica e gestualità), attraverso icone, simboli, linguaggio nonché attività lavorative ed artistiche. Nella attuale società mondializzata delle pluriappartenenze la narrazione assume un ruolo sempre più centrale nella costruzione e nel riconoscimento interno ed esterno delle identità.

L’identità come compito e come processo può così riflettersi nel percorso di una narrazione sempre ridefinibile ed incrementabile di nuovi capitoli.

Identità collettiva (in sintesi)

  •  È condivisione, riconoscimento, reciprocità, inclusione.
  •  È interconnessione, è sentimento di appartenenza, è coesione sociale.
  •  Necessita di segni, materiali e immateriali: si aggrappa a memorie, a luoghi, a simboli, a narrazioni.
  •  Ci permette di riconoscerci e di esser riconosciuti.
  •  Nasce dalla storia della comunità, è generata dal mosaico di esperienze che compone la sua cultura, che poi però deve saper ri-generare, fare evolvere, progredire.
  •  E, soprattutto, non è chiusura ma apertura; accoglie e si collega in prossimità e a distanza,  perché la sua funzione è accompagnare l’oggi al futuro, non ancorare al passato.

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L’identità collettiva di questi territori

appare però …

  • indebolita, allentata, sbiadita, evanescente (sebbene giacciano sotto la polvere connotati identitari importanti, originali, talvolta unici, ma spesso utilizzati confusivamente);
  • priva di riferimenti, di segni, di luoghi, di simboli sicuramente riconoscibili e riconosciuti;
  • immemore dei connotati identitari che il passato ha stratificato:
    • l’antica impronta lacustre mercantile e manifatturiera convivente con la civiltà contadina delle valli, entrambe sconvolte dalla precoce diffusione della produzione di fabbrica; la successiva onnivora industrializzazione con le sue profonde trasformazioni sociali; la drammatica fine di quel ciclo e la travagliata transizione post industriale;
    • ma anche sorda o immemore di altre impronte lasciate dal tempo (dall’armonia lago-monti lasciata dalle glaciazioni, all’essere stati per secoli porta d’acceso ai valichi alpini, al passaggio tra le due guerre del XX secolo, per dirne solo qualcuna), o delle molte eccellenze che hanno in diversi momenti qualificato il territorio;
  • lacerata, perché la storia identitaria delle comunità si è sviluppata, più che per progressiva transizione e adattamento, in modo prevalentemente traumatico, per repentine e nette fratture:
    • in un breve arco di tempo un sistema, che appariva consolidato, collassava e l’emergere, più o meno travagliato, di un nuovo sistema spazzava la memoria del precedente (cosa rimane oggi a testimonianza di un secolo e mezzo di industrializzazione? del lungo rapporto sinergico tra sistema produttivo e sistema dell’istruzione? dell’un tempo dominante predominanza della connotazione lacustre?);
  • incerta dei propri ambiti, con margini indefiniti, di cui si è smarrita la percezione del perimetro:
    • talvolta tentata da estensioni territoriali che annacquano ulteriormente il sentimento comune a causa del prevalere dei fattori di disomogeneità su quelli di omogeneità, talvolta anacronisticamente compressa all’ombra di un campanile;
  • frammentata nelle molteplici micro aggregazioni di una società locale oggi caratterizzata da un’anonima terziarizzazione:
    • le comunità hanno perso l’omogeneità delle vecchie società industriali e oggi appaiono sempre più frammentate in un variegato arcipelago di interessi, bisogni ed aspirazioni difficili da ricondurre ad un comune denominatore identitario; perciò maggiore è la sensibilità verso questioni e problemi di natura particolare o settoriale piuttosto che di interesse collettivo; la tutela e la rappresentanza di interessi e bisogni tanto frastagliati sono divenute più incerte, parziali e problematiche;
    • alle conseguenze negative si affianca probabilmente il risvolto positivo di una migliore permeabilità e di maggiore facilità di inclusione per i soggetti esterni;
    • la risultante complessiva è una sostanziale debolezza della coesione sociale che colloca il territorio in una sorta di terra di mezzo: lontana dalle ricadute benefiche di un diffuso sentimento di appartenenza comunitaria che sa essere forza e stimolo all’apertura verso l’esterno e verso il futuro, ma anche estranea alle chiusure di un ossessivo ed involutivo radicamento identitario perennemente arroccato a difesa.

 

radici

Dubbi e interrogativi

 Perimetro. Quando parliamo del nostro (o dei nostri) territorio/i a cosa ci riferiamo? In altri termini qual è il perimetro che lo individua? Con cui ci identifichiamo e che permette una riconoscibilità dall’esterno?

Il VCO non è (non è stato) tale. E non è stato vissuto come tale. Una sommatoria non dà una unità. Il confine istituzionale non corrisponde né alle caratteristiche morfologiche del territorio né alla sua storia e cultura. Non è un caso ad es. che ASL del VCO (84 comuni) e Provincia (77 comuni) non coincidano.

Non c’è un nome (a differenza ad es. da Valdostani, Bergamaschi ecc.) che ci identifichi come abitanti di questa provincia. Se non c’è il nome, evidentemente non c’è la cosa!

Identificativi geografici e culturali. Uscendo dai perimetri istituzionali provinciali (e nazionali) qual è l’area geografica di riferimento? Quella che si innesta sulle Alpi Lepotine? Sul bacino idrografico del Lago Maggiore? Quella della Regio Insubrica che, con l’allargamento alle province di Novara e Lecco, comprende aree ben diverse per territorio e storia (la pianura novarese, la Brianza)? Oppure una identità alpina che ci accomuna lungo tutto l’arco per le caratteristiche della antropizzazione dei territori montani e delle relative città pedemontane?

Identificativi storici: in modo analogo (diversamente da molte altre realtà territoriali del nostro paese) è difficile individuare un periodo storico che abbia segnato in modo prevalente questo territorio. Dalle glaciazioni, agli insediamenti pre-romani, dal medioevo alla industrializzazione ed alla de-industrializzazione, tutte le epoche hanno lasciato segni significativi, ma nessuno di questi pare prevalente e caratterizzante.

Relazioni e reti: territorio di confine con due cantoni elvetici ma con relazioni e reti oltre confine oggi non particolarmente significative; analogamente per i contatti con la sponda lombarda. La storia delle comunicazioni di questi territori (acqua, rotaia, strada) è significativa: hanno teso e tendono a proiettarci al di fuori della regione di appartenenza (milanese, varesotto, cantoni svizzeri), ma più che un allargamento delle relazioni sembra aver dominato (soprattutto più recentemente) l’isolamento.

Suggestioni

Probabilmente l’elemento più caratterizzare di questo (o questi) territorio/i è la pluralità. Non un singolo carattere distintivo, ma ricchezza e varietà. Sia di ambienti dove natura e cultura hanno costantemente interagito, sia di segni depositati dalla storia.

 Paesaggio come unità armonica di questa varietà.

Caratteristica evidenziata e valorizzata dal progetto “Un paesaggio a colori”: i molteplici colori di acqua, fiori, pietra, arte e fede, montagne.

Paesaggio colori

Un paesaggio a colori” è un progetto per la valorizzazione integrata del patrimonio culturale del Verbano Cusio Ossola realizzato nel 2012 e che è stato promosso e finanziato da Fondazione Cariplo, Provincia del Verbano Cusio Ossola, Camera di Commercio del Verbano Cusio Ossola, Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli con il coordinamento di LEL – Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica del Sacro Cuore e Facoltà di Economia dell’Università di Piacenza. (http://images.vb.camcom.it/f/Varie/55/5528_CCIAAVB_13122012.pdf)


Qualsiasi progetto culturale per il nostro territorio non può forse che partire da lì. Riprendere la sua ricchezza di analisi e di proposta e superare l’impasse che si è verificato con l’uscita di scena dell’ente Provincia e il conseguente amaro “sapore” di un progetto interrotto.

Associazioni e soggetti del territorio che si rapportino ad una nuova fase (di quel progetto e di un altro che ne sia in qualche modo l’erede) non per chiedersi cosa “portare a casa” ma come contribuire con le proprie esperienze e competenze ad un progetto culturale comune.

 Il punto di partenza potrebbe essere quello di rileggere i diversi paesaggi allora analizzati (acqua, fiori, pietra, arte e fede, montagne) non come tipologie sincroniche, ma dentro una narrazione diacronica.

La dimensione storica non sarebbe più una delle tipologie, “uno dei paesaggi” (Storie, leggende e tradizioni) ma discorso su e connessione fra i diversi paesaggi.

La scelta, per non disperdersi fra mille rivoli locali e temporali, potrebbe scandirsi per precise sintetiche e significative fasi (geologiche, preistoriche e storiche) di medio e lungo periodo. Fasi che, per i periodi preistorici e storici, si identifichino per una precisa caratterizzazione culturale (attività produttive/lavorative, comunicazioni, luoghi e d edificazioni, attività e realizzazioni artistiche ecc.).

 La perimetrazione del territorio di riferimento, così come i suoi luoghi centrali, potrà variare da fase a fase. Ad esempio la cultura proto celtica dei Leponzi (sec. XI – VII a. C.) spazia dai Cantoni Vallese e Ticino alle attuali province del VCO, di Varese e in parte di Como. Ben diverse, per far solo degli esempi, la cultura Walser con insediamenti quasi solo in quota, o l’area della prima industrializzazione.

 Una prima fase del progetto potrebbe essere proprio quella della individuazione di queste fasi storiche culturali e per ognuna delle tracce e testimonianze più significative presenti sul territorio.

 Per ognuna di queste si potrà attivare un sottoprogetto che coinvolga enti, esperti e soprattutto scuole. Ogni singola scuola aderente al progetto potrebbe “adottare” un periodo storico culturale su cui lavorare nel medio periodo.

Storia

Se nella ricognizione che Agenda 20 20 ha effettuato, tramite interviste sul tema “Sport, Natura e Turismo” si era arrivati alla conclusione che la nostra specificità sportiva (e la corrispondente possibile offerta turistico-sportiva) non era individuabile in un singolo sport, ma proprio nella completezza dell’offerta integrata fra sport e natura (Dal ghiacciaio al subacqueo) pare lecito ipotizzare una futura offerta turistico culturale in grado di offrire percorsi e documentazioni significative di paesaggi (cultura & natura) per tutte le scansioni ed epoche del nostro passato lontano e recente.

La specificità (da ricostruire e riconoscere, valorizzare e progettare) della nostra identità territoriale potrebbe essere allora proprio questa:

Tutti i segni della storia dalle glaciazioni al postmoderno



 

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